Secondo una tradizione che va consolidandosi negli anni, dal 2 al 5 Gennaio si sono svolti ad Alberi gli esercizi spirituali per laici ed operatori pastorali, guidati dall’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano.
Il tema di quest’anno è stato sicuramente molto coinvolgente: “Vivere la speranza nella città” a partire da libro dell’Apocalisse, uno dei libri di più difficile interpretazione e forse meno conosciuto del Nuovo Testamento.
L’Arcivescovo, soffermandosi nella lectio sui primi tre capitoli dell’Apocalisse, in particolare sulle lettere alle sette chiese dell’Asia, ha invitato il gruppo dei partecipanti (circa 25) a riflettere sul fatto che, come alla fine del primo secolo, anche oggi al popolo di Dio appartiene l’essere pellegrino: i credenti devono vivere nella città ma avvertire una sorta di doppia cittadinanza che ha la radice nel Risorto e che deve spingerli a custodire la Parola con fedeltà.
Attraverso lo schema comune delle sette lettere, Mons. Alfano ci ha aiutato a riconoscere connotazioni specifiche di ciascuna delle sette comunità; tali particolarità, se da un lato dimostrano la ricchezza della Chiesa e il suo incardinarsi in specifici contesti culturali e commerciali, dall’altro rappresentano i pregi e i difetti di ogni comunità cristiana.
L’Apocalisse presenta la Chiesa nel tempo della prova: essa vive un tempo difficile, le comunità vivono le persecuzioni e faticano a mantenersi fedeli alla Parola perché continuamente insidiate da false dottrine, interne ed esterne alla Chiesa, e dalla leggerezza della mondanità.
I pericoli da cui le comunità sono invitate a guardarsi sono tanti: dalla mancanza di carità e dal venir meno di relazioni vere, al rischio di non prendere sul serio l’Incarnazione, come probabilmente facevano i nicolaiti; dal mettere il potere e le cose umane al posto di Dio, ad una confusione non solo teorica ma pratica, che, insinuatasi pian piano, incide sul modo di pensare e sullo stile di vita dei cristiani; da una mondanità spirituale che inganna, induce al lassismo e all’incoerenza, al mostrarsi all’esterno al contrario di ciò che si è; dall’iniziare le cose e non portarle a termine ad una terribile mediocrità che spesso significa stare nel compromesso. Temi, questi, di sorprendente attualità, come ciascuno ha colto nella riflessione personale.
Eppure, proprio in questa situazione così critica per le comunità, il Risorto, che conosce in profondità il cuore di ogni singolo e di ogni comunità, si fa vicino e solidale, non sta a guardare la storia degli uomini ma vi interviene, rimprovera, corregge, rafforza le comunità in modo che esse possano testimoniare la speranza nelle diverse città. Inoltre, a coloro che sono vigilanti e fedeli, costanti nell’Eucarestia e nell’ascolto comunitario della Parola, il Risorto promette un dono grande: essere con Lui sul trono.
In questo itinerario alla ricerca di come vivere la speranza in città, l’Arcivescovo ci ha presentato un testimone d’eccezione: fratello Charles de Foucauld, che nella sua vita è stato monaco, sacerdote e missionario presso l’allora sconosciuta popolazione dei Tuareg, autentico cercatore di Dio e di una fraternità universale. Un testimone dei nostri tempi che ha vissuto la fedeltà alla Parola.
Da questi esercizi, vissuti nel discernimento, nella preghiera e nella condivisione fraterna, nel confortevole contesto della casa di Alberi, ciascuno di noi, grazie allo Spirito e alla lectio di Mons. Alfano, ha portato via qualcosa di importante per la propria crescita spirituale e per il proprio impegno pastorale: non cose da fare ma a Chi attingere costantemente, per portare la speranza che ci ha donato il Risorto nei contesti di vita in cui viviamo e nelle comunità di cui siamo parte.
di Marina ALLOCATI